La polemica imperversa dopo che Striscia la Notizia ha pubblicato un servizio su Giovanna Botteri ed i suoi golfini sempre uguali, ignorando completamente la professionalità ed il calibro di questa giornalista. La quale giustamente, si è fatta sentire non tanto per difendere se stessa, quanto per allargare la visione del tema in modo più inclusivo.
Cominciamo con una considerazione: ogni donna è unica, e anche giornaliste, inviate e conduttrici di TG lo sono. Donne diverse, come diverso è il tipo di lavoro e diversi sono i contesti che le vedono coinvolte.
Ad esempio, c’è chi conduce il tg delle 20 su una rete nazionale, l’inviata che si collega tutte le mattine alle 7 davanti alla sede del governo, chi ci parla dalle zone di guerra o chi dalle grandi capitali del mondo. C’è chi appare per 3 minuti su uno sfondo virtuale per comunicare le previsioni del tempo.
Prepararsi per condurre un tg in prime time è diverso che arrivare davanti a Palazzo Chigi alle 6.30 tutte le mattine, senza costumiste o parrucchiere, neve pioggia vento sole, con qualsiasi clima e qualsiasi temperatura.
Qui devi badare alla sostanza: ti lavi la faccia, ti raccogli i capelli per essere in ordine, ti copri bene e vai: qualche volta una pashmina colorata, e un po’ di trucco (forse).
Mentre su un tg nazionale se una conduttrice decidesse di andare in onda completamente struccata ci sarebbe sicuramente una forte reazione da parte del pubblico. Il trucco (eventualmente poco, ma presente), come la cura dell’abbigliamento, mi dice che stai manifestando attenzione nei miei confronti, e porta, specialmente ad un pubblico di tv generalista, a sentirsi più in sintonia.
Ci sono telegiornaliste, come in passato la stessa Giovanna Botteri, che si collegano da zone di guerra, dove si convive con una certa scarsità di mezzi e bisogna muoversi con bagagli essenziali.
Apparire curatissime nell’aspetto, oltreché poco fattibile, potrebbe risultare anche poco credibile, e farebbe sorgere nel pubblico il dubbio che non ti sei nemmeno mossa dall’albergo per lavorare al tuo reportage. Che ha tra l’altro un peso a livello giornalistico fortissimo.
C’è infatti un aspetto percettivo, ovvero come mi ‘vede’ il pubblico televisivo. L’impressione che da la giornalista, attraverso l’aspetto, il modo di parlare, di muoversi e il contesto da cui si collega, suscita comunque una reazione.
Per inciso: questo dovrebbe valere anche per i giornalisti uomini, ma la sensibilità del pubblico da questo punto di vista è notoriamente meno spiccata.
Esistono giornaliste di tg o conduttrici con uno stile rassicurante (ad esempio, Costanza Calabrese TG5, Ilaria Iacoviello SkyTg24), altre con uno stile provocante (Myrta Merlino La7, Francesca Romana Elisei Rai2, Elena Guarnieri TG5).
Altre con uno stile discontinuo (Francesca Grimaldi, TG1).
Poi ve ne sono altre con uno stile che fa ‘parlare’ (ad esempio Daria Bignardi quando fece outing per i capelli grigi, e la stessa Giovanna Botteri di recente criticata perché indossa sempre gli stessi golfini neri e non si trucca). … (segue)…
C’è poi l’aspetto soggettivo, ovvero come mi vedo io come donna, prima ancora che come giornalista: che rapporto ho con il mio aspetto, quali motivazioni ho nel curare il mio stile, i capelli, il trucco, gli abiti che indosso? Ho sempre avuto un certo senso estetico o non mi è mai importato? Quanto ho bisogno di piacere anche attraverso il come appaio in televisione? Quanto poco ho bisogno di piacere, a prescindere dal fatto di dover apparire in televisione? Qui siamo in un campo totalmente individuale e personale, e non possiamo essere giudicanti.
E se lavoro, famiglia, impegni e scadenze possono portare via tempo per certe cure, dobbiamo saper riconoscere ed accettare il fatto che, come tutte le donne, anche le giornaliste possano volere o non volere puntare sul proprio aspetto.
Se a Giovanna Botteri non è mai importato, perché dovrebbe ora? E infatti lei giustamente rivendica il diritto di poter apparire come si sente e mettere davanti a tutto il suo commitment come professionista.
Esistono invece giornaliste che il tempo (anche poco) per qualcosa di irrinunciabile per loro lo trovano. Oriana Fallaci ad esempio non rinunciava quasi mai a rossetto e eyliner, spesso indossava lo smalto rosso. Oriana era più vanitosa di Giovanna Botteri anche dalle zone di guerra? Forse sì, ma quella era la sua scelta. …. (segue)…
Allora facciamo tutti un passo indietro verso le aspettative di look di giornaliste, inviate e telegiornaliste.
Lasciamo libera espressione individuale e altrettanta responsabilità di decidere come calibrare il proprio messaggio nei confronti del pubblico attraverso il proprio aspetto. E ovviamente senza nulla togliere alla priorità delle competenze, della preparazione, della serietà, dell’impegno, dell’attendibilità dei contenuti.
Per “scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno piu’ ragione di esistere” come auspica Botteri, allora il pubblico, i media e i giornalisti stessi (uomini e donne) potrebbero favorire una maggior inclusività e smorzare i toni estremizzanti che giudicano queste professioniste spesso solo per l’aspetto.
Ciascuno con una quota di responsabilità per creare nuovi modelli di rispetto e inclusione.
Ma per spirito di inclusività, appunto, dovremmo parlare anche al maschile, ovvero dei giornalisti televisivi e conduttori di tg.
Così come accade nella società, in genere gli uomini non si pongono grandi problemi in tema di aspetto e del look, quindi disinnescano già in partenza un certo tipo di polemiche.
Ma anche se non si mettono in discussione, invito alcuni a guardarsi un po’ di più, sia nella conduzione di un tg che come ospiti di qualche trasmissione. Curate di più il vostro aspetto, guardate quei colletti sbilenchi, le camicie che escono dai pantaloni, i nodi della cravatta che urlano vendetta, pettinatevi, imparare a comprarvi una giacca della vostra taglia.
E poi, state seduti composti, non urlate e non prevaricate.
Siate più rispettosi. Lo dovete al pubblico, ma anche a noi donne
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