Ogni corpo merita. Eppure non c’è traccia di body positivity nel corso della storia. Si tratta infatti di un fenomeno molto recente, che si batte contro l’atteggiamento di una società che discrimina i corpi ritenuti non “normali” e sostiene la necessità di un approccio più evoluto e inclusivo.
È vero che il corpo, soprattutto femminile, è stato interpretato nel corso delle varie epoche storiche secondo ideali e canoni di bellezza molto diversi tra loro. Dai corpi prosperosi nel Rinascimento a quelli morbidi e sinuosi di inizio ‘900 e negli anni ’50, dai corpi asciutti e androgini degli anni ’20 e ’70 ai corpi slanciati e sportivi degli anni ’80. La nostra invece è una società ossessionata dal corpo magro e tonico (e spesso chirurgicamente modificato). E l’uso dei social non fa che amplificare il messaggio e creare disagio nelle persone rispetto alla loro immagine e al loro corpo.
Una fotografia su quanto diffuso sia il bisogno di dimagrire o di adeguarsi a questi parametri ce la fornisce Instagram. Hashtag come #weightloss, #diet, #fitspiration contano rispettivamente per 71 milioni, 70 milioni e 19 milioni. All’opposto, #bodypositive, #selfmotivation, #fatacceptance hanno numeri nettamente inferiori (6,3 milioni, 1,8 milioni, 166mila).
Per una società più inclusiva, meno giudicante e più incoraggiante, l’impegno di tutti può attivarsi su più livelli. Ad esempio partendo da… (clicca QUI per leggere l’articolo integrale che ho scritto per il blog Alley Oop Il Sole 24 Ore)
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