Bikini e bias. L’empowerment passa attraverso il bikini, e non solo.
La rivista ELLE ITALIA mi ha intervistata su questo tema:
“Quale può essere un’ IMMAGINE DI SE’ e del proprio CORPO ancora SOSTENIBILE, elegante, autorevole e AUTENTICA? Esiste ancora un’etichetta legata al COSTUME DA BAGNO, in questi anni complessi segnati estetica genderless, femminismi contrapposti, esibizionismi e insicurezze social?”
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Questa la mia risposta alla domanda della giornalista Elisabetta Muritti (e riportata poi nel suo articolo):
“Per le donne di oggi la grande conquista è la consapevolezza della propria unicità, del fatto che ciascuna/o ha caratteristiche morfologiche e di personalità e di stile di vita molto diverse. Sono crollati i dress code, il mondo già si muoveva verso il casual pre pandemia. Lo smartworking ha accelerato questo processo.Finalmente ciascuna/o ha la possibilità di potersi esprimere attraverso il proprio stile in modo più libero e gratificante che in passato.Il bikini che indossiamo, cosi come il cappotto, deve in primis farci sentire bene, e possibilmente far sentir bene il pianeta, visto che abbiamo tutti una responsabilità rispetto agli sprechi.Fondamentale imparare a valorizzarsi attraverso i propri punti di forza e i propri punti deboli (e qui entra in campo il io lavoro) e meno attraverso i filtri.Negli acquisti? Meno frenesia da shopping, più libertà di espressione.Questa consapevolezza ci da ‘empowerment’, ci rende forti e meno sensibile al giudizio gratuito, ci rende piu coraggioseCredo che oggi come non mai in passato possiamo essere ciò che siamo, a prescindere dalle grande contraddizioni che contraddistinguono questo periodo.”